lunedì 11 maggio 2009

Fuori dal mio regno...



Se avessi l'abitudine di guardarmi indietro di continuo,oggi potrei vedere parte del mio passato,anche di quello che ho amato, che si sbriciola.
So di essere affezionata alla mia terra natale,ma sento ormai come una certezza che un giorno l'abbandonerò.
Mi allontanerò.
Cambierò la mia vita,le mie abitudini,e,in parte me stessa.
Se potessi paragonarmi a qualcosa sarei forse una piccola luce danzante,una di quelle flebili fiamme evanescenti che illuminano debolmente gli specchi d'acqua la notte.
Forse sono una di quelle creature di cui si parla nelle fiabe,una di quelle la cui esistenza è vincolata alla fede degli altri.
Quando ero bambina spesso pensavo che se avessi smesso di credere nelle fate o nelle streghe,loro avrebbero smesso di esistere nel mio mondo e avrebbero migrato, continuando la loro esistenza segreta in un altro luogo. Un luogo che naturalmente sarebbe stato per sempre segreto ai miei occhi. Perchè io avevo perso la fede in loro.
Si vedono cose meravigliose solo se si è disposti a credere che esistano,se si ha fede in loro.
Ragionando in questo modo mi sono messa in testa di conservare questa flebile luce danzante che è la mia anima,in modo che io possa vederla crescere e splendere di nuovo.
Magari in un luogo molto lontano da qui. Un luogo dove anche solo un bambino creda che io posso esistere ed essere felice.
Io voglio essere felice,al di là di tutta la tristezza di queste giornate,voglio riuscire a guardare ancora alla mia anima e ad avere fede in essa. Io per prima dovrei avere questa fede,per continuare a esistere.
Le parole che mi circondano non voglio realmente ascoltarle. Tutti non fanno che parlare di malattia e di fine. Ma io mi domando,almeno in nome della bambina che ancora resiste in me,quanto sia giusto tormentarsi,e addentrarsi in questi discorsi,che fanno sembrare la vita una nebbia grigia.
Quanta commiserazione falsa...quanta superficialità!
Forse sarebbe meglio stare in silenzio e provare almeno a sognare una nuova vita,dove l'immaginazione guarisce il dolore.
Ma infine cos'è una principessa al di fuori del suo mondo?
Potrei resistere così?Saprei ricreare la mia magia?
Qualcuno mi porterebbe nei suoi ricordi?

domenica 10 maggio 2009

Sindrome di Stoccolma


Passi a un centimetro da me. Nemmeno mi sfiori.

Attorno a noi il cielo violaceo mi imprime nell'anima una profonda inquietudine.

Piango. Forse il pensiero di quando ero libera mi attanaglia.

Ma in realtà non lo so. Ho paura di guardarmi dentro in profondità.

Ho paura di quello che vedrei.

Ti detesto eppure voglio stare qui.

Ti siedi elegantemente davanti a me. Mi fissi col tuo sguardo invasivo. Lo sguardo di chi cerca di accertarsi di aver preso tutto.

Non oserò nascondere qualcosa ai tuoi occhi vero?

Questo è quello che dici.

Ora sorridi con sufficienza e parli con l'arroganza di chi conosce tanto,di chi crede di poter catalogare ogni mio pensiero,di poter analizzare ogni pulsione.

Certo.

Tu sei superiore.

Un elegante gioco di parole ti basta a spiegare quello per cui altri si tormentano.

Non sprecherai fiato,nemmeno stavolta.

Ti detesto.

Resto passiva in ascolto.

Lentamente inizio a sfilare la seta che circonda le mie braccia.

Mi guardi impassibile. Dove voglio arrivare?

Non sorrido,non ti guardo.

La mia incertezza mi è compagna.

Le labbra mi tremano. Impietoso indurisci lo sguardo.

Un sorriso velenoso riaffiora sulle tue labbra.

Vuoi vedere se riuscirò ad andare fino in fondo alle mie paure.

Ora assumi la posa dello spettatore rilassato e curioso.

Lentamente acquisto serenità.

Anche la seta che mi avvolge i seni scivola via.

Ingoi il tuo sorriso cinico.

Respiri allargando le narici.

Non ti basta l'aria della stanza?

Forse sto provocando la tua furia.

Continuo a spogliarmi inesorabile.

Non ho paura del tuo castigo.

So che non ami quel che sfugge al tuo controllo,e questo aumenta la mia spavalderia.

Arrivo all'ultimo nastro di seta,quello che avvolge il mio collo.

Guardandoti piano lo consegno nelle tue mani.

Precipiti a terra,su di me.

Sei furioso eccome!

Mi parli turpe di tutto quello che mi farai.

Me lo racconti con la voce bassa e rotta.

Avrò una punizione infinita per quel che ho fatto.

Ti ho trasformato in un animale.

Questo dici.

In realtà lo sai che sei un mostro.

Non dovresti nemmeno toccarmi invece mi stai addosso pesante,mi fai sentire la tua eccitazione.

Le tue mani,le tue labbra mi invadono.

Ti sorrido mentre apri le mie gambe e mi penetri.

Sento la tua tensione sciogliersi dentro di me.

Adoro questo mostro latente.

La tua vera natura che emerge con sempre più prepotenza.

Mi sciolgo ansimando fra le tue braccia.

Infine senza controllo mi scarichi addosso il tuo piacere,tanto intenso da scuotermi come una tempesta.

Scivolo via da te.

Ti guardo. Fisso i tuoi occhi ancora accesi come due bracieri. Le narici dilatate.

Sopra di noi incombe un'Ombra.

I tuoi muscoli si tendono. Tu sai. Aspetti.

Un piede si pianta sopra il tuo collo costringendoti con la faccia a terra.

“Mostro.”

La voce tuona.

“Le creature del sottosuolo non possono toccare gli Angeli.”

Ascolti senza muoverti.

“Non una parola.”

Incalza minacciosa l'ombra.

Ho frenato la tua elevazione. Ti ho rigettato nell'abisso.

Ora mi dispiace infinitamente.

Prima mi sembrava un gioco.

Ora so perché avevo voglia di piangere.

L'ombra mi mette a sedere.

“Tra poco vieni via.”

Pronuncia queste parole bonariamente. Poi scompare.

Restiamo soli noi due.

Non ti muovi di un millimetro,con la faccia a terra. Respiri profondamente ed eviti di guardarmi.

Mi sento male se penso a quanti sforzi hai fatto per elevarti oltre la tua natura. Mi piange il cuore a vederti crocefisso al suolo come lo schiavo che sei,quello che sei tornato ad essere per colpa mia.

“Mi dispiace...”

Te lo dico scordando quello che mi hai fatto patire.

Non rispondi. L'ordine era chiaro.

NON UNA PAROLA.

Ma volti lo sguardo verso di me piano. Non vedo rabbia nei tuoi occhi. Vedo l'ombra della felicità deposta sul loro fondo.

Rimani a guardarmi.

Io dovrei andare.

Mi alzo lentamente. Nel tuo sguardo vedo un commiato silenzioso.

Il cielo si tinge di striature nere.

Mentre mi incammino sento le lacrime rigarmi il viso,inondarlo.

Adesso che sono riuscita a liberarmi di te,so che stupidamente tornerò.


sabato 9 maggio 2009

L'Altalena


Sin da quando ero bambina tutti mi dicevano che ero bella.
Ho avuto un'infanzia felice,sono cresciuta in mezzo alla natura,coccolata.
Adoravo la mia famiglia,adoravo i m
iei amici.
Tu eri il solo a darmi fastidio.
Eri rozzo e silenzioso.
Eri sgarbato quando non sapevi cosa dire.
Eri più grande di me ma ti bacchettavo sempre.
Io ero brava. Andavo bene a scuola,andavo d'accordo con tutti. Ero allegra e solare.
Tu eri bravo solo a litigare,a cacciarmi nei guai,a provocarmi e qualche volta a farmi piangere.
Giocavamo insieme, ma tutto di te mi faceva arrabbiare.
La tua voce,i tuoi modi,i tuoi occhi.
E crescendo questa singolare avversione diventava tanto più insopportabile.
Avevo dodici anni e tu quindici ormai.
Oramai non potevamo stare vicini senza litigare. Ma eri il mio solo vero amico,il mio migliore amico.
Quello di cui conoscevo tutte le lune.
- Spingimi sull'altalena.
Te lo chiedo col tono di chi sa che il tempo dei giochi è passato,ma desidera riviverlo.
Non rispondi neppure. Resti seduto sull'erba. Strappi via qualche filo nervosamente.
Scuoti la testa scontroso.
Io mi metto a piangere silenziosamente.
Che colpa hai tu se ogni giorno che passa divento più grande?
Non sono più bambina,ma ancora troppo piccola perchè tu te ne accorga?
Guardo le corde pendere dal tronco.
Mi vado mollemente a sedere.
Mi do una spinta lieve e guardo verso l'alto con la testa buttata all'indietro,come facevo da bambina.
Il cielo è meravigliosamente terso.
Un attimo,solo un attimo e sei dietro di me.
Mi afferri per la vita,ma niente è come qualche anno fa.
Sento il mio corpo docile a quel tocco.
Quella presa forte che non è più quella di un bambino che vuole giocare.
Una stretta che sa di possesso.
Tutto il mio corpo non si ribella.
Annaspo soffocando nelle sensazioni.
Tutto sta cambiando in me.
Spingi lentamente,senza lasciarmi mai andare davvero.
Socchiudo gli occhi. Tu spingi una volta,due volte...una miriade di volte,fino a farmi mancare il fiato.
Ora mi fermi,mentre respiro piano.
Lasci attorcigliare le corde dell'altalena.
Piego appena la testa e tu sei lì.
Afferri il mio viso,lo spingi indietro,verso di te, e respiri sulla mia bocca.
Socchiudo appena gli occhi e ti sento.
Le tue labbra sulle mie e sul mio collo,a cercare il mio seno.
Con quella disperazione che avevi trattenuto per mesi,forse per anni.
Non esisteva più il bambino di una volta,nè la bambina che ti bacchettava sempre,convinta di sapere tutto della vita.
Non mi lasci,per ore. Mentre il sole picchia sulla nostra pelle.
Avevamo aperto la porta socchiusa.
Quella sul cui bordo avevamo litigato tante volte.
Ecco dove era andata a finire tutta quella avversione,o quello che era simile all'avversione,ma incomprensibile prima di quell'istante.
Infine mi alzo piano e fuggo dentro casa. Mi segui col tuo sguardo caldo.
Per la prima volta ho realizzato un desiderio senza sapere di averlo.

Fragile



Ti aspetterò.

Ti aspetterò perché non desidero altro che sentire le tue parole.

Quando tornerai a casa ti bacerò e ti abbraccerò.

Avrò solo qualcosa di trasparente addosso ,qualcosa che mi avrai regalato tu.

Le mie labbra saranno morbide e il profumo della mia pelle ti farà impazzire.

Ti accarezzerò le spalle tese,e mi siederò ai tuoi piedi.

Poserò la mia testa sulle tue gambe.

Mi accarezzerai piano,perché sono la tua bambina.

Ascolterò tutto quello che mi dirai,perché io non so niente della vita.

Mi struscerò piano sulle tue gambe come una gatta e ti bacerò fra le cosce.

Prenderò il tuo membro tra le mie labbra,lo prenderò fra i miei seni,lo accoglierò ovunque:il mio corpo diventerà l'Eden per te.

Ti gratificherò in ogni modo,e lascerò che le tue mani e il tuo sesso si prendano ogni centimetro di me,fino a lasciarmi senza respiro.

E quando sul tuo volto comparirà l'inquietudine,quell'inquietudine che hai dentro ,ti bacerò fino a consumarmi;perché non c'è niente di più sconvolgente e affascinante di un dio turbato e irato.

Quando cercherò di consolarti,avrai solo parole di scherno per me.

Nei tuoi occhi comparirà un barlume crudele,quello che ti rende superiore.

Mi dirai che non so nulla,che non capisco,che una bambina non può dire cosa fare a suo padre.

Ti arrabbierai con me. Mi sbatterai sul letto e io rimarrò immobile come una bambola.

Mi morderai e mi tormenterai fino a farmi piangere. Continuerai fino a togliermi tutta la volontà.

Io sarò felice. Non ci sarà niente di più bello per me che farmi scopare da te,fino ad andare in pezzi,

fino a godere,sfinita dalla tua cupa energia.

E quando ti sarai calmato,quando mi avrai sfinita di piacere, per te tornerò la tua bambina.

Sarai dolce con me,mi abbraccerai e mi parlerai piano per farmi addormentare.

Ogni tua parola sarà una carezza,un canto d'amore per la tua creatura fragile. Per me.

Mi proteggerai dal buio. Mi stringerai quando tremo,perché sono piena di paure.

Ogni giorno che verrà mi insegnerai a camminare e a vivere.

E quando sarò pronta,quando mi avrai istruita, non vorrai lasciarmi andare.

Sarò ai tuoi occhi sempre troppo piccola.